Palmarola fa parte dell’arcipelago ponziano, ha una storia che risale al Neolitico. Durante questi periodi, l’isola era frequentata da tribù che commerciavano ossidiana, (Clicca qui per saperne un pò di più) un prezioso materiale vulcanico utilizzato per creare utensili affilati. Resti di ceramica e oggetti di ossidiana lavorati rinvenuti sull’isola testimoniano l’importanza di Palmarola come centro commerciale già in epoche remote.

Sebbene meno sviluppata di Ponza, faceva parte dell’arcipelago controllato dai Romani. Non ci sono molte testimonianze specifiche su Palmarola durante questo periodo, ma è probabile che l’isola fosse utilizzata per le sue risorse naturali e per il suo posizionamento strategico nel Mar Tirreno.

Nel Medioevo, divenne un luogo di rifugio. Nel 537, Papa Silverio fu esiliato sull’isola di Palmarola, dove morì. Oggi, Silverio è il santo patrono del comune di Ponza, festeggiato il 20 giugno. Sulla sommità dello Scoglio di San Silverio si trova una piccola cappella, che la tradizione popolare narra essere stata costruita sui resti della residenza forzata del Santo.

Una caratteristica distintiva di Palmarola sono le case-grotta, abitazioni scavate direttamente nella roccia. Questa pratica risale a tempi antichi, quando gli abitanti dell’isola si rifugiavano nelle grotte per sfuggire agli attacchi dei pirati. Ancora oggi, queste grotte vengono utilizzate come ritiri estivi dai ponzesi, mantenendo viva una tradizione secolare.

Nel 1958, Giuseppe, conosciuto come “O’ Francese”, tornò a Ponza e Palmarola dopo un lungo soggiorno in Francia. Giuseppe, dal cuore ponzese, trascorse decenni oltreoceano prima di fare ritorno nella sua amata terra, portando con sé la moglie Luisa. “O’ Francese” era innamorato perdutamente di Palmarola, l’isolotto selvaggio e incontaminato nell’arcipelago Pontino, un autentico gioiello nel Mar Tirreno. Cresciuto su queste terre, dove la natura regnava sovrana, Giuseppe decise di realizzare il suo sogno di vivere in armonia con la natura e iniziò a costruire una modesta dimora sulla spiaggia di Palmarola. Utilizzando materiali recuperati dalla costa, creò uno spazio che avrebbe dovuto essere il suo rifugio personale. Tuttavia, i piani presero una piega diversa quando Luisa decise che non avrebbe potuto vivere permanentemente sull’isola.

Giuseppe trasformò quindi la sua dimora in un modesto ristorante (Storia intera del ristorante). Nonostante non fosse un cuoco esperto, offriva ai suoi ospiti piatti semplici ma gustosi, riflettendo la semplicità e l’autenticità dell’isola. Un giorno, Angelo Martusciello, ristoratore di Pozzuoli, e sua moglie Maria giunsero a Palmarola, attratti dalla bellezza naturale dell’isola e dalla reputazione del ristorante di “O’ Francese”. Con il passare del tempo, nacque una profonda amicizia tra le due famiglie, che si rivelò fondamentale per il futuro del ristorante.

Dopo la scomparsa di Giuseppe, Angelo e Maria decisero di acquisire il ristorante, trasformandolo in una destinazione ancora più accogliente per i viaggiatori in cerca di autenticità e bellezza. Oggi, gestito con passione e dedizione dalla famiglia Martusciello, il ristorante continua a essere un punto di riferimento per chiunque desideri assaporare il vero spirito di Palmarola. La storia di Giuseppe e del suo ristorante rappresenta una parte fondamentale dell’identità di Palmarola, un luogo dove la natura selvaggia si fonde con l’autenticità della vita sull’isola.

Oggi, è una gemma del Mediterraneo, conosciuta per la sua bellezza naturale incontaminata e le acque cristalline. L’isola, abitata solo durante i mesi estivi, è una destinazione ideale per chi cerca tranquillità e un contatto diretto con la natura. Le case-grotta di Palmarola non solo rappresentano un aspetto unico della sua storia, ma offrono anche un’esperienza suggestiva ai visitatori.

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Tag: Arcipelago pontino, O' Francese, Ossidiana, Palmarola, San Silverio