Le case ”tartufo” sull’isola di Ponza
Tra le bellezze nascoste e poco conosciute di Ponza, vi sono certamente le così dette case-tartufo. Particolarmente presenti nella frazione di Le Forna, sono per metà scavate nella roccia, sfruttando l’ondulazione del terreno e per metà costruite in pietra. Esse risalgano alla colonizzazione borbonica del Settecento, quando i primi abitanti dovettero adattarsi, intagliandole nel morbido tufo.
L’architetto e studioso Orseolo Fasolo, che ha dedicato vari studi alle nostre originali abitazioni, le raffronta a quelle andaluse o alle domus de janas della Sardegna.
Le rutiche dimore in genere comprendevano due o tre vani, con cucinino-tinello, con canna fumaria e un vano per i figli. A questi aggiungevano un cubo in muratura, destinato a camera da letto. La cupola di questo, che aveva la doppia funzione di rendere l’ambiente caldo d’inverno e fresco d’estate, serviva anche a favorire la raccolta dell’acqua piovana, un bene prezioso in un’isola priva di sorgenti.
Anche la copertura dei vani scavati, veniva livellata e realizzata in leggera pendenza, anche questo per offrire il massimo spazio a canalizzare la pioggia. Cupola e copertura delle grotte convogliavano in un pozzo che si scavava nel cortile e al quale si accedeva da una piccola finestra, tenuta sempre opportunamente chiusa per evitare che i bambini vi potessero accedere.
Una cura particolare era riservata ai tetti, biancheggiandoli più volte all’anno, perché non contaminasse l’acqua utilizzata per bere e per la cucina. I muri sia delle grotte che il vano in muratura erano continuamente dipinte a calce, una abitudine volta a contrastare eventuali epidemie che colpirono l’isola nei primi decenni della colonizzazione.
Oggi queste antiche testimonianze, rese più salubri e dotate di moderni servizi igienici, sono scelte dai turisti che vogliono sperimentare una vacanza diversa, immersa nella natura e nella storia, così come avviene per i celebri Sassi di Matera.