La Foca Monaca di Ponza: Leggenda e Realtà tra le Piscine Naturali

Le Piscine Naturali e la Foca Monaca

Le Piscine Naturali è uno tra i centri balneari più frequentati dell’isola, e si apre nella costa ovest, nella frazione di Le Forna. Oggi vi si trovano servizi spiaggia, di ristoro, e affitto barche. La natura selvaggia del luogo – è infatti il residuo di una bocca laterale del complesso eruttivo di Cala Inferno – contribuisce a renderle speciali. I due grossi invasi, con grotte che profondano nella roccia e un mare trasparentissimo, ne accrescono ancor più la bellezza. Il vecchio toponimo di Fontone (grande fonte), ormai in disuso, è stato sostituito da quello oggi notissimo di Piscine Naturali.

La roccia di tufo bianco, ha dato la possibilità ai vecchi pescatori di scavare dei magazzini, in dialetto malazeni, in cui tenere gli attrezzi da pesca e piccole imbarcazioni. Grotte che adesso sono state per lo più riattate a servizi turistici.

Una storia curiosa è legata a questo angolo dell’isola, accaduta negli anni più terribili della seconda guerra mondiale.

Benché Ponza non fosse interessata direttamente dalle attività belliche – vi caddero solo due bombe sganciate da un aereo in difficoltà che andò ad inabissarsi al largo dei Faraglioni di Lucia Rosa, che danneggiarono un’abitazione, ma non fecero vittime – gli isolani pativano la fame.

L’isolamento, accresciuto dall’affondamento il 24 luglio del 1943 vicino Ventotene, del piccolo traghetto S.Lucia, che assicurava i collegamenti con Gaeta, rese la situazione ancora più tragica. Dopo aver consumato qualsiasi erba commestibile, i ponzesi erano ormai allo stremo.

Nel tentativo di trovare una soluzione al grave problema, uno ebbe l’idea di catturare una foca monaca che aveva avvistato da tempo e che aveva la sua tana proprio in una delle grotte delle Piscine.

Per potervi accedere, a causa del soffitto basso, dovette ricorrere ad una lunga madia per il pane. Il coraggioso ma anziano pescatore, armato solo di una rete con cui si riprometteva di imprigionare la preziosa preda, si inoltrò cautamente nello stretto e buio cunicolo. La lotta fu impari. La foca monaca, con la sua grossa stazza, non ebbe difficoltà a guadagnare il mare aperto, lasciando l’uomo ancora più disperato. Per fortuna, dopo pochi giorni, finita la guerra, cominciarono ad arrivare i soccorsi che salvarono finalmente la popolazione isolana dalla fame.

Articolo a cura di: Giuseppe Mazzella

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