L’Acqua di Ponza e la sua importanza

La fontana romana di Le Forna

Ponza deve ancora ricorrere alle navi-cisterna per approvvigionarsi d’acqua, duemila anni fa, con un imponente sistema di cunicoli che s’addentrano nelle colline di Le Forna, i Romani erano riusciti a dotare l’isola delle scorte necessarie per i suoi abitanti e le flotte di passaggio.

L’acquedotto, che forse era stato iniziato dai Greci, fu scavato nella roccia  a prezzo di enormi fatiche di schiavi e raggiungeva, dopo oltre sei chilometri, i depositi di Santa Maria, dove erano numerose abitazioni e la villa invernale di Ottaviano Augusto, al quale l’isola apparteneva.

L’acquedotto è stato attivo fino agli anni sessanta del Novecento, almeno nella frazione di Le Forna, quando gran parte della popolazione si recava a provvedersi del prezioso liquido. In particolare – ma vi erano altri fontanili ancora attivi, come la Fonte di Frosilone a Calacaparra, attiva dopo venti secoli – era quella denominata semplicemente La Fontana.

La si può raggiungere, lasciando la strada Ponza – Le Forna, dalla frazione omonima, attraverso una lunga scalinata che porta quasi al livello del mare, sulla cui scogliera vi è il resto di una garitta realizzata nel ventennio fascista, per il controllo del territorio. Sulla parete a destra della roccia, si rileva facilmente l’incavo in cui era posto un mascherone che ha resistito al tempo fino ai primi anni del secolo scorso, quando fu rilevato dall’archeologo Amedeo Majuri e trasportato al Museo archeologico di Napoli, dove tuttora conservato. I visitatori dovranno stare particolarmente attenti per non scivolare, perché gli ultimi scalini che portano alla Fontana, perché esposti a nord, sono ricoperti da un folto strato di muschio.

Articolo a cura di: Giuseppe Mazzella

Condividi
Tag: Acquedotto Romano, Greci, Le Forna, Ponza, Santa Maria